SOSPESI I FOIA DEL PROGETTO ITALIA TRASPARENTE

SOSPESI I FOIA DEL PROGETTO ITALIA TRASPARENTE E AVVIATA LA LAVORAZIONE DEL LIBRO SULLE GESTIONI PUBBLICHE ETPL – 19 febbraio 2021 

Causa pandemia, vengono sospesi gli accessi civici generalizzati del Progetto Etpl Italia trasparente e viene avviata la redazione di un libro con la descrizione dell’iniziativa e dell’inedita teoria alla quale è ispirata: l’Etpl public management. A seguire la prefazione, l’introduzione e la postfazione del libro.

 

PREFAZIONE

Le Gestioni Etpl ruotano su un postulato di cinque righe.

«Le organizzazioni pubbliche tendono inevitabilmente all’autoreferenzialità se non vengono obbligate a dar conto, con principi e criteri fissati dalla legge, degli andamenti numerici esatti, completi e distinti per territori, di tre “dimensioni minime essenziali”: la quantità e qualità dei servizi a clienti esterni prodotti (output); le quantità di ore/persona lavorate distinte per tipologie di processi di lavoro (impieghi); i fenomeni socioeconomici di competenza istituzionale (outcome)».

Dimensioni “fisiche”, quindi impossibili da declinare secondo le convenienze del momento, espresse in numeri semplici, comprensibili anche dai non addetti ai lavori, tutti certamente già nella disponibilità delle amministrazioni, perciò a costo zero.

Un metodo inedito che coniuga questa nuova prospettiva dell’Efficienza e della Trasparenza con quelle della Partecipazione dei cittadini e delle imprese alla fissazione degli obiettivi di rilievo civico e della cultura e della pratica della Legalità nelle amministrazioni e sui territori.

Con risultati sorprendentemente rapidi in termini di aumento della produttività, di spending review selettiva e di eliminazione dei comportamenti opportunistici e devianti. Dal semplice far nulla alle false timbrature, dalle raccomandazioni alla corruzione.

 

INTRODUZIONE

Dalle analisi e dai dibattiti di economisti, giuristi, giornalisti e politici emerge con chiarezza come il principale problema italiano sia riuscire, ancor più oggi in tempi di pandemia e di Piano nazionale di ripresa e resilienza, a far finalmente funzionare bene le “macchine pubbliche” in ogni territorio del nostro paese.

Limitandoci ad alcuni dei molti interventi dei giorni in cui scriviamo la presente introduzione (ottobre 2020), l’Osservatorio dei Conti Pubblici presieduto da Carlo Cottarelli ha pubblicato uno studio degli economisti Fabio Angei e Francesco Tucci dal titolo “LA VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE DELLA PA: ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE” nel quale si dimostra, con esempi semplici e concreti riguardanti i settori della giustizia, della salute, degli interni e degli affari esteri:

  • che nelle nostre pubbliche amministrazioni vengono fissati obiettivi “poco ambiziosi, vaghi e spesso monitorati tramite indicatori di input di risorse” invece che con misurazioni effettive di “risultati e qualità dei servizi pubblici” resi ai cittadini nei singoli territori;
  • che se non si misurano esattamente “i risultati ottenuti dalla p.a. è difficile migliorare la qualità dei servizi”;
  • che, invece di “porre dei chiari obiettivi (di gruppo e singoli) e, conseguentemente, migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi”, le valutazioni delle performance “restano in gran parte formali”.

Nel libro “RIPRENDIAMOCI LO STATO”, dell’economista Tito Boeri e del giornalista Sergio Rizzo tra le altre osservazioni viene evidenziato:

  • che “i sistemi di valutazione delle performance dovrebbero tener conto in misura molto importante del giudizio dei cittadini”;
  • che “il giudizio dei cittadini è il miglior antidoto contro l’autoreferenzialità e insieme la migliore misura della qualità dei servizi offerti”;
  • che è fondamentale riuscire a “esporre le burocrazie a un rapporto diretto con i cittadini che permetta anche di definire misure quanto più possibile oggettive della performance, sulla quale poi premiare le amministrazioni maggiormente virtuose”.

Nell’editoriale del quotidiano Il Messaggero del 9 ottobre 2020 dal titolo “RIFORME NECESSARIE/LA BUROCRAZIA, PRIMO NEMICO DA ABBATTERE PER RIPARTIRE”, l’economista Paolo Balduzzi osserva:

  • che le riforme più urgenti per il Paese sono “un fisco più equo, la lotta all’evasione, più lavoro, meno burocrazia”;
  • che “nonostante gli sforzi negli ultimi dieci anni dei ministri Brunetta e Madia, la promessa che a breve la burocrazia sarebbe diventata più efficiente non è mai stata mantenuta”;
  • che “mai come ora la necessità di avere una pubblica amministrazione che sappia funzionare bene diventa imprescindibile”;
  • che “il primo obiettivo del 2021 deve essere quello di trasformare la burocrazia da incubo dell’immobilismo a motore del progresso: sarà questa la vera cartina di tornasole per giudicare il successo – e la serietà – di questo governo”.

In effetti, in Italia le pubbliche amministrazioni sono avvertite ancora oggi come “macchine dei misteri”, strutture dal funzionamento spesso incomprensibile anche ai dipendenti che vi lavorano, figuriamoci a chi proviene dall’esterno, come un’organizzazione civica, un assessore, un sindaco e non di rado perfino un ministro.

Eppure, sono trascorsi trent’anni dalla 241 del 1990, la legge sull’accesso agli atti che, s’era detto, avrebbe trasformato le pubbliche amministrazioni nelle “case di vetro” sognate un secolo prima da Filippo Turati.

Trent’anni durante i quali sono intervenute molte altre norme. Per separare le funzioni della politica dai compiti della dirigenza, per affiancare un sistema di contabilità economica alla contabilità finanziaria, per costituire dipartimenti, autorità, servizi e organismi interni ed esterni di valutazione e controllo, per dare attuazione al concetto di trasparenza “totale”.

Com’è possibile, perciò, essere ancora così indietro nelle classifiche internazionali dell’efficienza, della qualità dei servizi e della corruzione?

Il motivo sta, come vedremo, in una singolare caratteristica che pérmea l’intero sistema pubblico italiano e che si trova sintetizzata nel disposto dell’articolo 18 del cosidetto Testo unico del pubblico impiego, il decreto legislativo 165 del 2001:

“Sulla base delle indicazioni di cui all’articolo 59 del presente decreto i dirigenti preposti ad uffici dirigenziali di livello generale adottano misure organizzative idonee a consentire la rilevazione e l’analisi dei costi e dei rendimenti dell’attività amministrativa, della gestione e delle decisioni organizzative”.

Quindi, a parte i costi, a cui si riferisce l’articolo 59 del decreto, peraltro abrogato nel 2017, cosa debba intendersi per rendimenti, cioè per “risultati” della gestione delle pubbliche amministrazioni, non è stabilito dalla legge ma è lasciato all’ampia discrezionalità dei vertici di ogni singola amministrazione, cioè dei destinatari dei controlli.

Da cui la fissazione di obiettivi apparenti e talvolta imbarazzanti lamentata da An-gei, Tucci, Boeri, Rizzo e Balduzzi. Ma se il codice civile, le discipline ragionieristiche e leggi d’imposta permettessero ai titolari di imprese, arti e professioni di decidere loro, in autonomia, quali poste considerare ricavi e con quali criteri contabili rappresentarli in bilancio entrerebbero soldi nelle casse dello Stato?

Da queste osservazioni prende le mosse ETPL, una metodologia che proviene da esperienze condotte tra il 1994 e il 2004 dai livelli di vertice della Guardia di Finanza e dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali e da accessi civici generalizzati effettuati tra il 2017 e il 2020 dall’Associazione Ficiesse, dal Sindacato Pensionati Italiani Spi-Cgil, dal Partito Radicale, dal Movimento civico Roma Sceglie Roma e dall’Associazione dei Dottori Commercialisti ed Esperti contabili nell’ambito del Progetto Etpl Italia trasparente, con atti e documenti pubblicati e disponibili sul sito www.italiatrasparente.it.

Misurazioni del merito sostanziale, e non formale, che con poche modifiche al decreto legislativo 150 del 2009 potranno far risalire il nostro Paese, in tempi davvero brevi, nelle classifiche internazionali dell’efficienza e della legalità.

 

POSTFAZIONE

Come visto, nelle pubbliche amministrazioni le Gestioni per obiettivi, Etpl e non, sono possibili solo con l’introduzione di sistemi informativi che, in mancanza della dimensione finale certa dei ricavi, misurino in modo altrettanto esatto, completo e continuo la quantità e qualità dei servizi prodotti, le quantità di risorse umane assorbite dai processi di lavoro e gli andamenti territoriali dei fenomeni socioeconomici di competenza istituzionale.

Tre sistemi, però, che possono essere avviati contemporaneamente solo nelle amministrazioni di piccole dimensioni, mentre in quelle medio/grandi bisogna partire dal sistema informativo sugli impieghi delle ore/persona di tutte le unità organizzative interne e di tutti i dipendenti, nessuna e nessuno escluso.

Il personale, grazie all’intuitività della nomenclatura alfanumerica dei codici di impiego, comprende con immediatezza la logica delle rilevazioni e poiché nei sistemi Etpl le retribuzioni di risultato sono corrisposte non a livello individuale ma al raggiungimento degli obiettivi assegnati alle unità organizzative di appartenenza si attivano, anche a livello sindacale, per impedire e prevenire i comportamenti che ne ostacolano il conseguimento: far nulla, raccomandazioni, false timbrature, corruzione.

L’avvio delle misurazioni Siris è una fase molto delicata, perché una volta pervenuti i primi dati sugli impieghi effettivi si scopre spesso che la realtà non è esattamente in linea con quanto rappresentato fino a quel momento negli atti ufficiali. Da cui il rischio di rivisitazioni in chiave estetica, da parte dei vertici, della nomenclatura dei codici.

Per questo, non bisogna mai smettere di sottolineare che nelle Gestioni Etpl non importa “come” si appare, ma importano i processi di miglioramento, continuo, dei servizi prodotti e di controllo e contenimento dei costi di struttura, di produzione e di funzionamento.

Superata la fase dell’avvio per l’istituzione, per il suo personale, per le imprese e per i cittadini si aprono nuovi orizzonti.

Pubblicato il: 19 Febbraio 2021 alle 12:34 pm